Buone vacanze dal Circolo UAAR di Ancona!

Vita inaspettataBuone Ferie e buona lettura.

Le attività del Circolo UAAR di Ancona sono sospese per tutto Agosto, riprenderanno a settembre con la riunione dei soci in data da definire.
Agli appassionati suggeriamo una lettura “sotto l’ombrellone” di indiscusso valore: pubblichiamo il prologo che apre il nuovo saggio di Telmo Pievani, “La vita inaspettata. Il fascino di un’evoluzione che non ci aveva previsto” (Raffaello Cortina Editore), in questi giorni in libreria.

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Entrare nella storia è ambizione diffusa. Entrarci non per meriti acquisiti, ma per aver portato sulla propria nave un passeggero famoso, è destino beffardo. Il capitano della marina britannica Robert FitzRoy, discendente diretto del primo duca di Grafton, il figlio illegittimo di Carlo II e della duchessa di Cleveland, avrà per sempre nelle cronache l’inconsistenza di un’ombra furtiva alle spalle del gigante. Un’ombra per di più colpevole, perché ostinatamente non volle capire la grandezza della rivoluzione scientifica e culturale scatenata dal suo illustre compagno di viaggio. Il capitano del Beagle, la cui biografia comincia e finisce con una tragedia, e il cui nome sarà inevi­tabilmente legato a quello di Charles Robert Darwin, è un perfetto cattivo della storia. È il perdente che nessuna mano­vra d’archivio riabiliterà, l’eroe di battaglie ottocentesche che nessuno capì, l’uomo di mare che odiò la solitudine e che la solitudine lentamente uccise.

Il rammarico di non poter controllare i modi imprevedibili con cui i posteri plasmeranno il ricordo delle nostre vite deve averlo perseguitato fino all’ultimo, fino al taglio di quella lama. Tu, superbo marinaio e topografo perfezionista, contribuisci alle glorie della marina di Sua Maestà nell’emisfero australe. deputato conservatore per due anni, nel 1843 vieni nominato governatore della Nuova Zelanda, inimicandoti in pochi mesi sia i coloni inglesi sia i referenti in madrepatria, a causa dei tuoi tentativi di patrocinare i diritti dei nativi maori e della tua cocciutaggine nel rispettare i trattati firmati con loro. Fai tutto questo, ma sarai per sempre colui che litigava con Darwin nei mari del sud a causa degli austeri silenzi, degli accessi d’ira e della scontata simpatia per lo schiavismo.

Con il solo aiuto delle vele, navighi, caboti e bordeggi per anni, disegnando le migliori cartografie delle coste sudamericane mai realizzate prima. Sei tu al comando della prima nave a elica uscita da un porto inglese e per il dispiacere di tutte le vite che hai visto perire tra i flutti ti dedichi per anni alle previsioni del tempo, fondando il primo ufficio meteorologico governativo. La tua missione quasi ossessiva diventa quella di capire in anticipo l’approssimarsi di una tempesta, per salvare generazioni di compagni marinai: costruisci un prototipo di stazione meteorologica con barometri e termometri; sul Times inauguri le prime previsioni del tempo quotidiane con mappe; e, soffrendo le iniziali perplessità di tutti, inventi un sistema di segnalazione visiva e di avviso del maltempo che rimarrà in auge per decenni. Fai tutto questo, ma sarai per sempre il “capitano di Darwin” e il complice involontario delle sue osservazioni naturalistiche.

L’aristocratico che non tollerava di essere contraddetto, che aveva paura delle solitudini del comando in mare e della desolazione dei paesaggi oceanici – da quando giovanissimo, in una notte gelida, aveva dovuto prendere il timone del Beagle per sostituire il suo capitano, suicidatosi dalla disperazione – e che nel viaggio successivo ebbe il merito, non voluto, di far salire a bordo come suo accompagnatore non sottoposto il futuro padre della teoria dell’evoluzione (benché la fisiognomica gli suggerisse che il naso di quel ventiduenne non prometteva nulla di buono), lasciò in eredità ai suoi figli soltanto debiti. Aveva speso tutto per i barometri e per le sue previsioni meteorologiche. Non digerì mai che i suoi diari di bordo avessero avuto un successo di gran lunga inferiore rispetto a quelli di Darwin. Già devoto cristiano, aveva sposato in prime nozze una donna assai religiosa, divenendo quel che oggi si direbbe un fondamentalista, oltre che un acerrimo avversario delle idee Darwiniane. Che vergogna imperdonabile aver collaborato, suo malgrado, alle ricerche che condussero a quel maledetto libro del 1859, all’opera che più di ogni altra metteva in dubbio i racconti della creazione e l’esistenza di un grande piano preordinato nella natura.

In ritardo sui tempi, per l’agguerrita difesa della teologia na­turale e della verità letterale delle Scritture. In anticipo sui tempi, per le sue ricerche pionieristiche su come prevedere le mosse delle nuvole in cielo. Insoddisfatto e incompreso in un caso e nell’altro (Gribbin, Gribbin, 2003). Persino i tentativi di civilizzare alcuni fuegini a sue spese erano falliti miseramente, dato che appena ricondotti nelle loro terre inospitali erano ritornati alle durezze dello “stato di natura”. Le frustrazioni e le depressioni ricorrenti resero sempre più ardue le circostanze, finché la solitudine, intravista quella notte sulla tolda del Beagle, non lo stanò improvvisamente in una domenica di aprile del 1865, due settimane dopo l’assassinio di Abraham Lincoln. Lo zio, Lord Castlereagh, al secolo Robert Stewart, si era tolto la vita nel 1822 tagliandosi la gola e FitzRoy da sempre temeva che vi fosse in questa propensione qualcosa di ereditario. Così finì per avverare la profezia tagliandosi egli stesso la gola. Venne istituito un fondo di sussistenza, finanziato anche da Darwin, per aiutare i suoi quattro figli, tre avuti dalla prima moglie e una, Laura Elizabeth, nata dalla seconda moglie Maria Isabella nel 1858 e morta il 6 dicembre 1943 in piena Seconda guerra mondiale.

Per una qualche attrazione verso i destini incrociati, l’ombra di Darwin si allungò anche sulla discendenza di FitzRoy, se è vero che nel 1934, molto tempo dopo, ebbe luogo un incontro sorprendente. Una nipote di Darwin, Nora Barlow, intenta a rimettere ordine nelle carte private e nei diari di bordo del nonno, andò a far visita proprio a Laura, l’ultimogenita del capitano. Nora, allora quarantanovenne, era figlia di Horace Darwin, costruttore di strumenti di misurazione scientifica presso la sua Cambridge Instrument Company, e aveva sposato Lord John Barlow, ministro del governo britannico. Fu lei a fondare l’“industria Darwiniana”, un’impresa di raccolta, sistemazione e interpretazione di tutti gli scritti di Darwin (note, lettere, articoli, appunti e diari) che ancora oggi impegna gli studiosi, tale è la mole degli scritti. Nel loro dialogo due universi si sfioravano dopo tanto tempo: l’universo rassicurante di William Paley e del sacro ordine naturale, difeso fino all’ultimo con onore dal comandante del Beagle, e il mondo inquieto ed emancipato dell’evoluzione Darwiniana.
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di Telmo Pievani

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