Comunicato stampa del coordinatore Dante Svarca sullo striscione ateo

Il coordinatore del nostro circolo, Dante Svarca, ha rilasciato una dichiarazione sullo striscione ateo, parzialmente riportata dal Corriere Adriatico.

STRISCIONI ATEI: UNA OPPORTUNITA’ DI CRESCITA ETICA

La città si dovrebbe vergognare degli atei per aver manifestato le proprie convinzioni o si dovrebbe vergognare di chi esprime disprezzo per le opinioni altrui, senza neanche tentare di conoscerle? Questo oscurantismo ha il sapore d’antico e non promette nulla di buono.

Soprattutto perché i politici, nella maggior parte dei casi indifferenti alla religione, se non atei, per convenienza elettorale e conformismo fingono di essere paladini della religione, magari con la scusa di tutelare la pace sociale. Le statistiche dicono che solo il 15% dei cristiani frequenta con assiduità le funzioni religiose. La maggioranza è indifferente al problema religioso e tale indifferenza è, come ha sostenuto opportunamente Giancarlo Galeazzi: “La malattia mortale del nostro tempo” .

Nel Medioevo chi non era omologato con il pensiero dominante, quello religioso, veniva mandato al rogo: un altro modo per assicurare la pace sociale. Oggi la libertà di pensiero, sancita dalla Costituzione, è un diritto fondamentale di ogni persona. Affermare di essere atei e affermare la superiorità della morale laica su quella religiosa non può e non deve offendere nessuno. E’ solo una libera manifestazione del pensiero senza alcuna costrizione per chi pensa diversamente.

Il mezzo usato dall’UAAR per “avere interlocutori” è stato lo striscione perché non ve ne erano altri a disposizione. Gli atei e agnostici razionalisti, presenti nelle società democratiche ancor prima della nascita delle attuali religioni, non hanno accesso ai mezzi di comunicazione, non hanno accesso ai finanziamenti pubblici, non hanno accesso alla formazione dei giovani nelle scuole pubbliche.

Per affiggere lo striscione gli iscritti all’UAAR si sono autotassati. I manifesti che magnificano i poteri miracolistici di Padre Pio o di altri Santi, che quasi quotidianamente sono affissi in città, sono pagati, invece, dalla collettività, atei compresi, con l’8 per mille o altre sovvenzioni che lo Stato generosamente elargisce alle varie chiese.

Essere atei non significa essere individualisti. Significa solo non accettare di adorare dèi ritenuti inesistenti, che non si curano affatto dell’uomo né delle vicende terrene tanto che non si preoccupano neanche di salvare dai terremoti i propri fedeli e i ricchi templi a loro dedicati.

Non è affatto vero che se non ci fosse Dio tutto sarebbe permesso. La legge morale degli atei può essere sintetizzata in questa frase: “Agisci come se il tuo modo di agire vorresti che diventasse legge universale”.

Gli atei pensano che sia proprio la morale cristiana del perdono a buon mercato che invoglia a non rispettare le regole del vivere comune. Il degrado morale della società italiana, dopo due mila anni d’insegnamento religioso, è così profondo che dovrebbe far riflettere coloro che pensano che se Dio non ci fosse tutto sarebbe permesso. Forse è vero il contrario.

Il premio Nobel per la fisica, Steven Weinberg ha detto: “La religione rappresenta un insulto alla dignità umana. Con o senza di essa, ci sarebbero persone buone che fanno il bene e cattivi che fanno il male. Ma perché i buoni facciano del male, occorre la religione”.

Per provarlo basta pensare ai fanatici credenti, carichi di tritolo, che si fanno esplodere tra la gente uccidendo civili inermi, convinti di meritare il paradiso per tale azione infame. Oppure ai morti che causeranno, tra le popolazioni africane, le parole del Papa: “Meglio morire di AIDS che usare il profilattico”.

Gli atei credono che in una società sempre più multiculturale e multireligiosa l’unico modo per evitare le guerre di religione, quelle sì che minano la coesione sociale, sia quello di avere uno Stato decisamente laico. In privato ognuno sia libero di adorare il dio che preferisce senza con ciò imporre nulla all’altro.

Ancona, 28.4.2009

Il Coordinatore
Dott. Dante Svarca

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