Comunicato stampa sugli attivisti contro la legge 194 ad Ancona

ComunicatoCOMUNICATO STAMPA

Ancona, 17 Novembre 2011

Agli organi di stampa, loro sedi

Oggetto: attivisti contro la legge 194 ad Ancona.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito, in un sospetto crescendo, all’afflusso di notizie riguardanti l’attività di gruppi contrari alla legge 194 che si autodefiniscono “pro-vita”; ad iniziare dalla manifestazione di attivisti davanti all’ospedale pediatrico Salesi, manifestazione che mal si concilia con la serenità e la riservatezza che dovrebbe contraddistinguere l’accesso alla struttura da parte di pazienti, malati e personale medico, i quali si sono trovati assoggettati allo sguardo acuto ed inquisitore di questi censori della vita altrui.

Ricordiamo che dal 1978 la legge 194, “NORME PER LA TUTELA SOCIALE DELLA MATERNITA’ E SULL’INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA”, fu da subito giudicata fra le più moderne e attente all’esigenza di salvaguardare le donne e la loro libera scelta di una maternità cosciente e responsabile.

Ciò non ha impedito che la 194 fosse oggetto di una costante denigrazione e di un boicottaggio sistematico da parte di settori politici e professionali di matrice cattolica, attivatisi anche contro i consultori familiari, operativi dal 1975, che hanno così fallito nel loro primario obbiettivo, quello di informare i giovani e le famiglie a un’educazione alla salute, alla sessualità responsabile e alla contraccezione, iniziando dalle scuole della Repubblica.

La scelta, pur legittima e assurdamente coerente, delle associazioni cattoliche di voler aiutare economicamente, psicologicamente e legalmente solo le donne che hanno già rinunciato all’aborto (dopo averne constatato l’impervio ed umiliante iter burocratico, alle volte illustrato da medici obbiettori) mostra anche la propria limitatezza ideologica: forse le donne che scelgono comunque l’interruzione della gravidanza sono ritenute abbastanza tutelate dallo Stato in ordine hai propri problemi economici, lavorativi o di salute?

Non sono esse egualmente abbandonate socialmente e condizionate psicologicamente tanto quanto le donne che, in solitudine, decidono di avere un figlio ? le donne cioè che non si rivolgono a quei consultori che non funzionano come dovrebbero o che si troveranno in difficoltà solo dopo molto tempo a causa di problemi di lavoro o di relazioni affettive naufragate.

Dovremmo qui aprire una lunga parentesi sull’incapacità della nostra classe politica ad affrontare i problemi sociali partendo da una nuova definizione non confessionale del concetto di famiglia.

Facciamo quindi i migliori auguri di buon lavoro a chi si impegna per aiutare il prossimo in difficoltà con il proprio lavoro volontario, gratuito e con mezzi propri (seppur offrendo un aiuto condizionato), ci chiediamo però se tante energie non darebbero maggiori frutti se utilizzate per far funzionare secondo la legge i servizi sociali che già esistono, piuttosto che sostituendosi ad essi.

Roberto Giorgetti
Giorgio Gioacchini
Circolo UAAR di Ancona

-> Guarda le immagini

Lascia un commento